A Don Tonino Bello, Vescovo.
Molfetta, 11 febbraio 1988
Carissimo,
se mi rivolgo a te non è solo perché credo che le cose belle si identificano con quelle buone (nel naufragio dei miei ricordi di scuola galleggia ancora l’assioma “bonum et pulchrum et verum convertumtur”), ma perché sono addirittura convinto che le cose buone vengano sempre partorite da un grembo di bellezza.
Non è forse vero che la parola “Charity” che significa amore, tenerezza, bontà, è figlia della parola greca “Chàry” che significa bellezza, grazia, leggiadria?
Eccomi allora alla richiesta. Siccome nella nostra città sta per nascere una “cosa buona” e cioè il Centro della Carità (una sede di accoglienza, di solidarietà, di aiuto per i più bisognosi), ti chiedo il contributo di una “cosa bella”: una tua opera, un quadro, un disegno, una scultura…
Il ricavato della mostra che allestiremo non sarà una banale monetizzazione della bellezza, ma avrà soprattutto il senso di un monito: che la carità, prima di essere una virtù, è un’arte. E che la redenzione globale dell’uomo passa inesorabilmente dal valico obbligato della bellezza!
Oso dire che in questa impresa, conto su di te non meno di quanto potrei contare sulla preghiera di una claustrale.
Con ammirazione e affetto
don Tonino, vescovo