Alvaro Spagnesi, Beppe Volpe, Carmelo Di Stefano, Clelia Sorrentino, D. Marasà, Gianna Sallustio Amato, Gregorio Vigliarolo, Mariella Romano, Marisa Carabellese, Michele Zaza, Paola Giorgi, Rino Salierno, Sandro Serradifalco, Teresa Selenia, Virgilio Lavore, Vito Cracas, Vittorio E. Gargiulo, Vittorio Iandolo.
Alvaro Spagnesi
“…Al di là delle suddette – e un po’ “manichee” – contrapposizioni, elementi di novità vengono proprio dal superamento dopo una prima fase in cui l’avanguardia impiegava provocatoriamente polimaterismo e scelta dei soggetti puntando a soluzioni scioccanti, si è finalmente posto in essere un tentativo di superare l’identificazione materia=informale, la contrapposizione figurazione/astrattismo, realismo/surrealismo, ecc. per approdare ad un impiego funzionale dei materiali e dei “contenuti” a prescindere dalla “nobiltà” o “miseria” di questi. Originali soluzioni in questa direzione sono offerte da colore che non pongono modelli di riferimento e “giocano” con i materiali e con i soggetti da rappresentare scoprendo interazioni inaspettate e comportandosi come funamboli sul filo dell’ispirazione…”
Beppe Volpe
L’artista Domenico Posteraro traduce ancora una volta, attraverso i suoi dipinti, quell’infinito e sublime universo dei segni e dei sogni. Dopo aver attraversato i tumulti dell’inconscio, della caducità e delle sofferenze dell’essere umano, del non rispetto nei confronti della natura, eccolo descrivere in modo esuberante nei colori e futuristico nelle linee, l’affascinante e misterioso paesaggio pugliese di cui è figlio.
Nella sua arte confluiscono e si intersecano metafore e sinestesie, tenendo ben fermi i ritmi geometrici e le tonalità dei colori stessi. La spazialità è magistralmente segnata così come le partiture geometriche.
Guardare oltre, imporsi ad una realtà quasi passiva attraverso la pittura e la esaltazione dei colori di una terra ricca di grandi tradizioni. Ed è proprio la tradizione, tramandata e ben custodita dai padri, che consente all’artista Posteraro di esprimere fortemente i propri entusiasmi, le passioni e le sofferenze in un modo assai tenero e sereno, lontano da una certa aggressività.
La cività contadina che guarda oltre il Duemila con il tempo che corre inesorabile come il vento.
La Puglia e il suo futuro rappresentano l’espressione più alta di un artista antico ma sempre pronto a rinnovare le proprie idee e la propria arte.
Carmelo Di Stefano
Le opere pittoriche di Domenico Posteraro offrono, alla nostra vista e al nostro senso del gusto, una gradevolissima conpattezza del tutto. In effetti, nelle sue opere notiamo che i colori e il disegno sono intimamente amalgamati e ben uniti.
Nelle sue opere, il pittore Posteraro trasferisce sentimenti positivi e ruguardosi verso la natura nelle sue differenti forme.
D. Marasà
“Decontestualizzare gli oggetti rappresentati per inserirli in contesti estranei alla loro sfera significa usare un nuovo alfabeto interpretativo della realtà. Surreale certamente e ben strutturato l’operato di Domenico Posteraro accompagnato sempre da cromie delicate che facilitano la fruizione. Una gamma coloristica ben accordata risulta accattivante così come la qualità timbrica e tonale.”
Gianna Sallustio Amato
Domenico Posteraro è pittora dal cromatismo gagliardo: tigri, sebre, liane, foglie, alghe, intrecciate su tela, testimoniano che disegnare e colorare è per il nostro artista, un atto liberatorio: “Dipingo ciò che scompare” egli dichiara. Ha nutrito la sua vocazione pittorica di immagini catturate nei numerosi viaggi intorno al mondo e dal Sud Africa o dal Brasile ha riportato una diversa dimensione del tempo e dello spazio, alternativa al quotidiano che opprime…
Gregorio Vigliarolo
Il suo figurativismo astratto esprime una sintensi temocromatica di ottimo gusto estetico e di contenutezza culturale segnanti una ammirevole parabola ascendente, ricca di fermenti e di segnali ben auguranti.
Con personalissimo stile Posteraro propone soluzioni linguistiche prospettive lontanto dagli stilemi e accademici cari a certa Cultura.
L’armonia delle immagini compositive obbedisce ad una intima razionalità forgiata in anni di maturata sofferenza speculativa, sottesa all’uso oculato e armonico delle forme e dei cromatismi.
L’astrattismo tematico e l’accentuazione di esasperati mimetismi simbolici non nuocciono all’equilibrio del tutto ma ne delimitano il portato artistico in termini di genuina originalità.
Il messaggio di Posteraro è incentrato tutto sul crudo vieto degrado dell’Umanità, senza pleonastici distinguo, e delle sue leggi; sull’olocausto incombente e sulla irresponsabilità di una Cultura privilegiante il materiale ed effimero.
La sua pittura è ferma denuncia, partecipata e sofferta, della miseria umana; dolente testimone di un irreversibile tramonto universale, nelle intelligenze più che nella materia.
Il Tempo defluisce infingardo e Posteraro, dall’alto della sua sensibilità, ne sente il lieve scorrere come sabbia tra le dita.
I sentimenti prorompono in sprazzi-esplosioni di colore; vogliono accentuare il “dire”, vogliono stimolare, coinvolgere, sensibilizzare, corresponsabilizzare, ravvedere.
L’umile e insignificante vengono elevati, con Posteraro, a culto. Le creature perdono la loro valenza negativa, di specie, e divengono tasselli di un mosaico esistenziale mutuo-dipendente; simboli di un eco-sistema natural-animale in disfacimento.
Realtà immaginarie riflettono mostri, degrado. Variablili di un universo irrazionalmente ignavo.
MIrabile la tela “Il canneto”, simbolo di infiniti velami culturali, che cela indeterminate presenze ma che esprime anche bivalenze rigeneratrici (acqua/ricchezza, povertà/utilità, argine/difesa). Stimolante e condizionante psicologicamente “Il Crepuscolo”, momento-valenza livellatrice di spazi, forme, volumi, cromatismi.
Ad onta di una pretesa marcatura tonale, Posteraro ha saputo parlare al Fruitore. La carica e pastosità del tratto ben si armonizzano nel contesto tematico in accostamenti sapienti e proporzionati; in una segmentazione di tocchi e pause, sottolineature di ritmi e atmosfere, degne di future riletture che, siamo sicuri, non mancheranno.
Michele Zaza
Domenico Posteraro ha subito impostato il suo lavoro in termini di dissociazione dal conformismo estetico e dalla omologazione dilagante della cultura contemporanea con soluzioni linguistiche e di stiele del tutto personali e autenticamente propostitive.
La sua aspirazione alla razionalità, quale metodo principale del creare, che lo sostiene nell’invenzione di immagini armoniche nella forma e nel colore, propongono significazione di una ricerca «astratta» di una quintessenza dell’uomo e del suo spazio.
L’opera di Domenico Posteraro è infatti omogenea, unitaria, senza distrazioni, senza concessioni di mèro estetismo, priva di contaminazioni retoriche e di possibili riferimenti a mode passeggere.
Egli è figlio del proprio tempo nel senso che ne interpreta alcune istanze fondamentali ponendo l’accento sulla progressiva perdita da parte dell’umanità del controllo dialogico della natura e della sua qualità. Posteraro denuncia, con la sua testimonianza di elevata immaginazione creativa, il degrado intellettuale dell’uomo «vinto» dal potere e dal profitto.
Mette in evedenza l’assenza di armonia tra mondo animale e mondo umano, tra cultura e natura.
Per Posteraro l’artista è l’uomo vittorioso, è l’eroe quitidiano della purezza e della libertà rigeneratrice.
Paola Giorgi
Una sognante creatura esotica colpisce la fantasia dell’osservatore nell’opera di Domenico Posteraro, vincitore di un II° Premio di pittura nella XIV Edizione del Concorso Internazionale S. Croce a Firenze. È inevitabile richiamare alla mente immagini delle “isole felici”, donne tahitiane di gauguiniana memoria. Ma non perché Posteraro si sia ispirato al grande maestro, quanto perché indubbiamente chiari appaiono i richiami a quei mondi così lontani da noi. Altrettanto caldi e fortemente tonali, nella loro vivacità, sono le tinte che Posteraro usa in questa visione in cui l’incantesimo del nudo femminile ben si amalgama con la resa delle forme vegetali che “sorvegliano” il sonno e i sogni della bella sconosciuta…
Rino Salierno
Domenico Posteraro, ovvero, il Ligabue di casa nostra.
“…Imprigionare lo stile di Domenico in quattro righi, è quanto meno riduttivo. In questa sede basterà ricordare che il suo cromatismo gagliardo e il suo estro trovano spunto in una educazione artistica basata sullo studio di antiche cività e fortificata attraverso viaggi in terre esotiche e primitive. I suoi maestri, come da lui stesso ammesso, sono Vam Gogh, Gaughin, Ligabue ecc. “
Sandro Serradifalco
“L’operosità di Domenico Posteraro si concretizza in realizzazioni pittoricoscultoree nelle quali l’elemento pittorico coesiste con l’oggetto carpito al quotidiano. Tale intento assemblativo trova conseguenza concettuale donando una fruizione infinita, alienante, soggiogata dal continuo richiamo dei ricordi. Comproviamo quindi, una volontà sperimentativa che costituisce l’emblema stesso dello stilema artistico del Posteraro.”
“Pittura che coinvolge l’osservazione in una continua scoperta d’innesti legati sia al ricordo che all’oggettività quotidiana. Un tratto deciso e forte dona al contesto cromatico possenza e dinamicità.”
“Una dialettica compositiva che si avvale di preziosismi segnici dinamici e suadenti. Una sensualità di gesta ed emozioni che rasenta l’estasi fruitivo.”
Teresa Selenia
Domenico Posteraro: un pittore giovane che non si “utilizza” in discorsi conflittuali di alienanti messaggi, un giovane pittore che non vuole “rappresentarsi” in racconti volutamente formali ed emblematici ma un uomo-pittore sobrio, sano, equilibrato, contenuto che conduce un disegno aurorale su un antico percorso: il ritorno all’interno dell’Essere primigenio che parte dalla matrice cosmica per svolgersi lungo una mitica dimensione temporale e spaziale.
La pittura di Posteraro, espansa in una fruibilità di immediata suggestione onirica, ha l’intensità di una certezza, l’autenticità dell’innocenza, la spazialità di un arpeggio in cui suoni, note, timbri e colori sono raccolti dalla realtà nel suo rapporto magico con l’esistere: la voluta nettezza dei tagli, l’attenzione all’essenzialità degli sfondi, l’evidente dilatazione della struttura intimistica e solare delle figure umane innervate in mitiche tracce paesaggistiche, il personalissimo gusto della tavola coloristica sfumata in nuances personalissime, portano a pensare ad un intenso rappporto con le civiltà orientali ed europee, vissute e reinventate di volta in volta a seconda dell’intensità del segno, del sogno, della memoria e del ricordo, utilizzati dal Pittore con sempre nuova versificazione e sempre più gustosa e pastosa sensibilità cromatica al “racconto per immagini”.
Virgilio Lavore
“Ars longa, vita brevis”: “Lunga è la vita dell’Arte – dice l’antica sentenza – e non basta una vita a percorrerla tutta.” Ma Domenico Posteraro, con decision, ne ha percorso un buon tratto, visitando lungo il cammino Matisse, Gauguin, Fiume e Ligabue, ma intingendo il suo pennello soprattutto nella grande tavolozza della Natura: di una natura esotica, primordiale, conosciuta durante i suoi viaggi reali di giramondo. Aspettiamo il suo ritorno a Vittoria con un nuovo carico di frutti maturati dalle nuove esperienze. Ad maiora.
Vito Cracas
“…Egli fa coesistere, in empatiche concordanze, presenze o d’attualità o avveneristiche, frammenti di memorie, figure, segni tracciati, accennati o sfumati, in un magico tessuto di fascinose cromie.”
Vittorio Iandolo
Posteraro dipinge, ripensa, rimedita, rimmagina, ritorna, ma non perde mai il “filo di Arianna”, dell’originaria ispirazione. Le stratificazioni, le velature, le sovrapposizioni, obbediscono, dunque, ad un impulso di partenza che sostiene l’opera fino al tocco finale. Questa mostra può servire a “consacrare” uno degli artisti più interessanti delle ultime generazioni, ma anche a far lievitare un’eccezionale capacità creativa certamente destinata ad evolvere.